Matteo Bartoli// Indoeuropeo

Una legge del ritmo ario-indoeuropeo

“Nel presente saggio intendo formulare ed esemplificare una legge sulla quantità e l’accento, o tono che fosse – scrive Matteo Bartoli -, dell’ario-europeo o, più precisamente, di una fase ario-europea anteriore alle migrazioni dalla sede preistorica”. L’autore continua sottolineando i vantaggi che il suo contributo critico fornirà all’ecumene degli studiosi di linguistica, sottolineando che il più rilevante è senz’altro rappresentato dal «colpo di piccone» che esso dà alla convinzione che l’indiano sia il più conservativo tra i linguaggi indoeuropei, che ritiene essere una falsa credenza. E infatti, continua Bartoli «Certamente è scomparso da tempo l’errore che il sanscrito fosse la lingua madre delle lingue ario-europee, ma è ancora assai tenace il preconcetto che quel linguaggio sia il fratello maggiore tra i vari linguaggi della famiglia…E, poiché la correzzione di quell’errore, per ciò che spetta alla supposta fedeltà del tono indiano al tono dell’ario-europeo preistorico, è fatta, in sostanza, nella Conclusione, sarò pago se “i miei venticinque lettori” leggeranno solo quella pagina, saltando a piè pari tutte le caselle dei riflessi “normali” e “anormali”». Il lungo contributo di Bartoli, che cita casi ed esempi a supporto della sua tesi è in effetti un articolo riservato a veri specialisti interessati a un argomento che ha sollecitato le speculazioni, non sempre felici, di molti studiosi occidentali, e dimostra la continuità dell’interesse nel tempo, così come i progressi derivanti dallo studio della scuola linguistica italiana.

Una legge del ritmo indoeuropeo - Matteo Bartoli (1930)

Rivista di Filologia e Istruzione Classica
Roma (1930)

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